martedì 24 marzo 2020


L’ETICA E LA RIVOLUZIONE COMUNISTA: COMINCIAMO DA NOI


di Mauro Pasquinelli

“Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi; è l’indifferenza dei buoni".

Martin Luther King



    Nel mio ultimo scritto Contro lo specismo, oltre la metafisica occidentale, ponendomi nella prospettiva dell’antispecismo, ho tentato provocatoriamente di rispondere alla domanda: perché l’homo sapiens non ha realizzato il comunismo.


Lo scandalo della modernità (e Marx)


Ora voglio sviluppare un ragionamento sull’etica dell’homo sapiens e accendere i riflettori su una questione di vitale importanza teorica e pratica: può una umanità interiormente ipocrita e corrotta innescare un processo di cambiamento rivoluzionario?

Pasolini scrisse:

    “L’uomo medio dei tempi del Leopardi poteva interiorizzare ancora la natura e l’umanità nella loro purezza ideale oggettivamente contenuta in esse; l’uomo medio di oggi può interiorizzare una Seicento o un frigorifero, oppure un week-end a Ostia”…“Ma lei non sa cos’è un uomo medio? È un mostro, un pericoloso delinquente, conformista, colonialista, razzista, schiavista, qualunquista”.
Cari lettori preparatevi. Questa riflessione sarà un pugno nello stomaco per ognuno di noi, ci interroga in prima persona e ci chiama in causa.

    Lo schiavo e lo schiavista dell’impero romano, come il servo della gleba e il feudatario in epoca medioevale conducevano una vita sostanzialmente eco-sostenibile. Il danno procurato all’ambiente dagli stili di vita produttivi e alimentari delle classi pre-moderne era impercettibile.
Con l’avvento della rivoluzione industriale e l’esplosione del capitalismo tecno-scientifico l’eco-insostenibilità del sistema ha subito un balzo in alto esponenziale ed asintotico. Ed esso coinvolge insieme, come in un abbraccio mortale, servo e padrone, operaio e capitalista. Certamente l’oligarchia parassitaria e plutocratica, che manipola le sorti del mondo, è infinitamente più colpevole del più povero dei disoccupati, ma anche quest’ultimo non sfugge alla legge ferrea dello stupro ecologico in quanto adotta, più o meno volontariamente, stili di vita che alimentano più squilibri ambientali di un qualsiasi re o imperatore dell’antichità.

    Attenzione però. E’ giusto affermare che il feudatario e lo schiavista, pur essendo eco-sostenibili erano per ovvie ragioni spietatamente etico-insostenibili (ho coniato oggi questo neologismo). Ma gli oppressi del mondo occidentale turbocapitalista si possono rubricare etico-sostenibili, come lo erano gli oppressi del mondo pre-moderno? Assolutamente no.

    Ognuno di noi è irretito nella megamacchina globale del supersfruttamento della natura. Anche il più anticapitalista tra di noi fa fatica a rinunciare a privilegi eco-incompatibili come il consumo di carne, il telefonino, le sigarette, il computer, l’autovettura, il viaggio in aereo, il sole24ore, il detersivo per piatti e lavatrice, l’acqua potabile per lo sciacquone. Il vero dramma che ci coinvolge tutti indistintamente è che siamo talmente assuefatti al nostro stile di vita che non scorgiamo il carattere di immeritato lusso imperialista dei nostri consumi. Non vediamo il limite del nostro campo visivo scriveva Wittgenstein. Ci sembra tutto normale e dovuto. Quando ciò che andrebbe messo in discussione non è solo la distribuzione ineguale della ricchezza ma anche le caratteristiche del paniere con cui si computa il potere di acquisto. Detto fuori dai denti il computer con cui sto scrivendo e il cellulare con cui comunichiamo sono già due esempi di prodotti anti-etici. Le loro batterie sono costituite di un minerale rarissimo in natura il coltan, estraibile solo in una piccola regione dell’Africa al prezzo di guerre spaventose (un esempio tra tutti quella tra Tutsi e Utu) e stipendi di fame. Ma il discorso si può estendere a tantissimi beni di consumo come i vestiti, le scarpe, la pelletteria, i prodotti di lusso, etc, macchiati del sangue di miliardi di animali innocenti e spesso del superlavoro di bambini del terzo e quarto mondo. Ogni anno solo negli Stati uniti vengono uccisi 50 miliardi di animali per sostenere l’american way of life. E’ una ecatombe infinita, il vero olocausto della modernità.


    Persino Marx con sguardo colpevole e positivistico non si soffermò su questo scandalo della modernità e preferì innalzare i suoi peana alla crescita delle forze produttive che dissodano il terreno al regno dell’abbondanza comunista. Si tratta oggi di fare un grosso mea culpa, di vivere in ognuno di noi il turbamento morale causato dal stupro sfrenato della vita. Se non si riparte dall’etica aristotelica del bene comune e dalla sferzante critica greca nei confronti della tracotanza e della hibris umana non potremo ricostruire mai una politica all’altezza dei nostri compiti epocali. Prima di dichiararci comunisti o socialisti dobbiamo riuscire a vivere in ognuno di noi il senso del limite, l’esperienza etica di un uomo nuovo che sa riconoscere ed accettare la sua mortalità, che sa essere coabitatore e non dominatore dell’organismo complesso e fragile chiamato terra. Il cristianesimo ha avuto una colpa enorme: far credere all’homo sapiens di essere immortale. Morto Dio l’homo sapiens si è voluto ri-immortalare nella hibris della sua tecnica nichilista. Ora bisogna riportarlo con i piedi per terra, farlo sentire animale e rialfabetizzarlo. Sarà un compito improbo.


L’Oscenità del post-moderno

    Nel mondo attuale l’oscenità è imperante e ci vorrebbe un nuovo Dante che riscriva il libro sull’inferno. Circa un miliardo di persone muore di fame mentre un altro miliardo, a sole 6 ore di aereo, soffre di eccessiva malnutrizione e obesità. Il 30% del cibo consumato dalle famiglie e nei ristoranti viene buttato nella spazzatura come rifiuto organico. Miliardi di animali vengono uccisi per poi finire in corpi debilitati dal grasso e nei secchioni della spazzatura. Ognuno di noi sperpera centinaia di litri di acqua potabile ogni giorno per farsi la doccia, per alimentare la lavastoviglie e la lavatrice, per tirare lo sciacquone, quando ci sono miliardi di persone che non hanno accesso all’acqua potabile ed essa sta diventando sempre più bene raro, oro bianco. L’industria della carne e gli allevamenti intensivi sono responsabili per il 18% delle emissioni di gas serra. Eppure quanti di noi rinunciano alla carne? Pochi, molto pochi. Carote, patate, frutta vengono distrutti quotidianamente perché agli agricoltori vengono pagati prezzi di fame da un industria che preferisce importare alimenti pieni di pesticidi dalla Cina o dal Vietnam, a costi irrisori. In Italia un kg di carote viene pagato al contadino 17 centesimi, un kg di mele e un litro di latte 20 centesimi. I Prodotti della terra non valgono più nulla e vengono distrutti pur di non essere consegnati a chi ne avrebbe bisogno. Allora come dice Carlo Petrini la vera sfida dei prossimi decenni è una alimentazione sana a km 0, è il ritorno alla terra e alla agricoltura biologica, la trasformazione del consumo in agriconsumo. Ma tutto questo presuppone il superamento del capitalismo e della gabbia di cemento di una modernità impazzita: la metropoli. Ritorniamo ad abitare la natura e le campagne.

Tutto ciò che è abuso nei confronti dell’uomo e della natura ci sembra diventato un normale uso delle risorse. Ciò che è immorale privilegio e lusso imperialista è scambiato per diritto. E tutti ci sentiamo in diritto di etichettare come pazzo chiunque predichi la rinuncia ai privilegi o la decrescita. Perché i privilegi sono di tutti e non solo di una minoranza come accadeva nell’ancien regime! Oggi un Cristo o un San Francesco che cammini scalzo e si nutra dello stretto necessario sarebbe considerato un paria da tenere a distanza al massimo da guardare con ironico sospetto. Chi gli offrirebbe un pertugio? Nessuno. Eppure in antichità si sopravviveva grazie alla solidarietà vera. Quel poco che i poveri avevano erano disposti a dividerlo con quelli ancora più poveri di loro.

Dal più stupido degli umani al più colto dei politici è tutta una gara a recitare lo stesso mantra: “per uscire dalla crisi dobbiamo crescere”. Ma fin dove e fino a quando? Eminenti studiosi di ambiente ed ecologia hanno già lanciato l’allarme: stiamo sperperando risorse limitate e non rinnovabili che il pianeta ha prodotto in milioni di anni. Ci vogliono 3 pianeti per reggere questo ritmo di crescita dissennata dei consumi. Siamo in debito ecologico con il pianeta. Solo quest’anno il nostro debito ecologico con la natura è scattato nel mese di agosto. Vuol dire che da Agosto in poi stiamo dilapidando più risorse di quelle che il pianeta è in grado di ricostituire e questo debito per ovvie ragioni non potremo mai pagarlo. Perché è un debito in risorse non rinnovabili. Una rapina stolta, insensata ed infame a danno di noi stessi.

Dobbiamo crescere davvero?

    Noi occidentali siamo 800 milioni (30% della popolazione mondiale) e consumiamo l’80 per cento delle risorse totali. Ciò significa che ai restanti sei miliardi e 200 milioni di individui lasciamo il 20% delle risorse. Che altro esempio ci vuole per convincersi che siamo dei parassiti, delle sanguisughe planetarie. Se questo modello fosse esportato la terra imploderebbe in pochi giorni. Allora cosa facciamo noi occidentali? Sconvolti da paure e fobie di ogni tipo ci barrichiamo in una roccaforte sempre più assediata e belligerante. Aumentiamo le spese in F35 e togliamo risorse per la scuola e la sanità. La sanguisuga va armata fino ai denti per tenere in scacco il mondo. Con questo arsenale e dotazione di “civiltà” andiamo in paesi come Iraq e Libia e gli diciamo: o ci date il petrolio al prezzo che diciamo noi, o veniamo giù e vi bombardiamo. Detto e fatto! E dinanzi a questa mostruosità etica e politica l’uomo medio occidentale che fa? Assolutamente nulla. 600.000 morti iraqeni e libici non pesano affatto sulla sua coscienza. Basta che domani si metta la benzina e la squadra del cuore vinca la partita. Tra un documentario sui crimini di guerra e la finale di coppa l’uomo medio non ha dubbi, sceglie la finale di coppa.

     Tutto va bene Madama la marchesa… Ci alziamo la mattina e lodiamo la vita con ottimismo perché fingiamo di non vedere l’anima putrescente e vergognosa della modernità. Ai disperati che bussano alle porte della fortezza assediata e chiedevano il pane rispondiamo come la regina Maria Antonietta agli assedianti della Bastiglia: “mangiassero le Brioche”. Poi non lamentiamoci se un giorno verranno a tagliarci le teste.

     Ha ragione C. Bukosky : “il capitalismo è sopravvissuto al comunismo! Bene ora il capitalismo divora se stesso”. Non ci vuole una mente eccelsa per capire che questo sistema economico non ha futuro perché divora le basi su cui è fondato: la terra, il potere d’acquisto, ma soprattutto la dignità dell’uomo! Che monsier le capital si è messo sotto i tacchi.

    Non stupiamoci se nella fortezza assediata occidentale, che per 5 secoli ha affamato, de-umanizzato e incatenato i popoli della periferia attraverso il colonialismo, avanzano le destre razziste e xenofobe. Non è una novità, è una costante degli ultimi 100 anni. Perché? Perché esse soffiano sul fuoco della paura collettiva di perdere i privilegi acquisiti dal supersfruttamento globale e dal consumo anti-etico. Uno stridulo grido umanoide si leva ogni volta nelle urne: “nessuno ha il diritto di contestare la nostra etica, il nostro stile di vita”. Era il grido di battaglia del criminale Bush, ve lo ricordate? E la sedicente sinistra moderata cosa fa? Si accoda alla destra nella rincorsa a difendere le parole di Bush, la mostruosa decadence occidentale. Mentre la sinistra antagonista e ambientalista mostra la corda perché l’umanoide medio subodora il messaggio etico profondo che la anima: basta con la crescita di una economia che mina le fonti della vita, basta con il colonialismo e la decadence!

    Per questo ha ragione Pasolini: “l’uomo medio occidentale è un pericoloso delinquente” e, aggiungo io, affamato di ingiustizia. Hosea Jaffe grande economista marxista Sudafricano, ne diede una spiegazione scientifica secca e irriverente: qui in occidente nessuno muore di fame perché ognuno di noi, sottolineo ognuno di noi, anche io che ora scrivo, partecipa subdolamente al supersfruttamento e al saccheggio della periferia e delle risorse naturali. Sarà un caso che le rivoluzioni nel 900 sono scoppiate tutte oltre i confini della fortezza assediata?

    Anche la crisi, che non è crisi ma collasso strutturale di un sistema che divora se stesso, non colpisce la popolazione mondiale allo stesso modo. L’aumento del prezzo del mais e dell’energia, deciso da 10 grandi speculatori incappucciati alla borsa di New York, da noi fa calare i consumi, dal Samsung 8 nuovo passiamo al Samsung 7 usato, ma in Africa fa morire di fame 70 milioni di poveri disgraziati, che poi le oligarchie usano come migranti per ricattare il lavoro in Occidente. Siamo in mano a dei gangster e i politici sono i loro pali. Il terrorismo dell’Isis al confronto del terrorismo legale di monsier le capital e dei suoi politici imbellettati è un brodino caldo!!

    E che fa l’uomo medio occidentale dei bar, degli uffici, delle strade quando vede i barconi che affondano, quando alza lo sguardo distratto sui bambini del terzo mondo che si dilaniano dal dolore morendo di fame o sotto le nostre bombe “umanitarie”? Cambia canale, non vuole essere disturbato. E’ troppo impegnato a discutere di calcio, di sesso, di cucina, di reality show, dell’attore che ha 5 amanti e maltratta la moglie. A volte quelle immagini terribili di morte dentro di se lo risollevano e esclama ai propri figli: “non lamentiamoci, c’è chi sta sta peggio di noi”.


L’arma più potente in mano all’oppressore


    L’arma più potente in mano all’oppressore non è la bomba atomica o l’apparato repressivo ma sono la mente e l’etica dell’oppresso che ha piegato e neutralizzato rendendola correa del suo sistema di rapina. Il complice di un furto non denuncia mai il suo ausiliare. L’accettazione passiva dell’oppressione da parte dell’oppresso è dovuta alla sua corruzione etica, prima che politica. Più facile e più etico dare addosso ad un immigrato che spaccare la vetrina del padrone che ti licenzia. Come un drogato che non può fare a meno della sua dose l’uomo medio occidentale tollera tutto in religioso silenzio, guerre, alluvioni, delocalizzazioni, stragi, perdita dei genitori e del posto di lavoro, incendi boschivi e stragi di animali selvatici, ma non la perdita dei panem et circenses, dei piccoli privilegi dati dagli ammennicoli tecnologici, da diete carnivore, calcio, tifo sugli spalti, sicurezza e quant’altro il sistema gli offre per solleticare la sua vanità e volontà di potenza. Sono queste attenzioni che spostano milioni di voti nelle campagne elettorali.

    Rubare ad un supermercato è pericoloso perché offende la rispettabilità e l’onorabilita dell’uomo medio. Ma fare un buuu a un nero, sgozzare un agnello, allevare animali in allevamenti lager, pagare e ricevere tangenti, comprare voti e parlamentari, inquinare acqua e aria è del tutto normale e nient’affatto disdicevole. Lo speculatore che gioca in borsa arraffando denaro sulla pelle dei disgraziati è considerato addirittura un vincente, un uomo di successo. E’ cool!! La sua etica lo permette. Ma se un profugo riceve 30 euro di assistenza per mangiare e bere questo si che è un crimine di lesa maestà.

    Cito a memoria le parole del comico Balasso, perché sono esemplificative: se il possessore di telepass passa al casello e nota che non c’è fila tra quelli sprovvisti di telepass quasi gli viene un colpo: “Che ho pagato a fare il telepass”, si chiede. Ma quando nota kilometri di fila allora si rallegra e si sente un vero uomo felice e fortunato. E’ lo stesso meccanismo mentale che scatta in tutti coloro che corrono a comprare l’ultimo modello di telefonino e di autovettura: gli serve come status simbol per distinguersi e far sentire inferiori coloro che non possono acquistarlo. E’ una gigantesca fiera delle vanità dove non conta l’essere ma solo l’apparire. Ecco perché Bill Gates diventa mito tra i giovani, perché lui sa accarezzare le false illusioni collettive, sa solleticare il vanaglorioso che si nasconde in ognuno di noi. Programmi televisivi come X Factor, Beautiful, Isola dei famosi, Grande fratello vip (quest’ultimo ieri sera ha avuto il massimo di share con più di 5 milioni di telespettatori su canale 5), sono diventati veri e propri oggetti di culto perché l’uomo medio in fondo è un pericoloso fancazzista, un vanitoso conformista e qualunquista.

    L’umanoide occidentale, infine, è un fatuo divoratore di immagini, è un meschino homo sapiens-videns. Il bombardamento virtuale a cui è sottoposto dall’alba al tramonto e dal tramonto all’alba, a 360 gradi del suo giro di orizzonte, lo fa vivere nell’insensatezza, in un eterno presente senza senso né scopo. Vero e falso, crimine e fiction, tutto si confonde nella sua testa paralizzandone la memoria, la capacità di comprendere e di agire. Nulla fa più scalpore, nulla desta più scandalo nella sua mente debilitata e de-spiritualizzata. Questa è la vera e grande vergogna della modernità: lo scandalo di un oltre-uomo diventato insensibile ad ogni crimine e ingiustizia perché smidollato eticamente dal potere, sfibrato e fiaccato dalla rincorsa al vacuo imposta dalle mode fluttuanti della società dello spettacolo. La freudiana sublimazione degli istinti vitali nella arte e nella cultura si sta risolvendo in una spaventosa de-sublimazione collettiva delle pulsioni primarie.

    Concludo la mia riflessione esprimendo la consapevolezza che la rivoluzione prima di essere fatta nelle piazze e nelle urne va fatta nel cuore e nella testa delle persone, altrimenti, come insegna la storia, mettiamo solo il servo al posto del padrone e il padrone al posto del servo. E’ un compito faustiano e prometeico di inarrivabile, solenne nobiltà e forse non ce n’è più il tempo. Ma di nuovo spes contra spem.

    Ogni rivoluzione comincia da piccoli passi e i primi che dovremmo compiere sono proprio quelli di un cambio nel nostro stile di vita alimentare, culturale, di consumo dando priorità a scelte che già ora prefigurino un uomo diverso, un differente rapporto tra gli esseri umani, tra uomo e natura e tra uomo e animale. Spegniamo la TV e accendiamo le menti. Cominciamo ad usare i nostri organi interni non più come cessi ma come un tempio da rispettare e valorizzare. La prima rivoluzione comunista va fatta in ognuno di noi per liberare i nostri corpi dall’intossicazione di bisogni indotti e de-sublimanti, da veleni nocivi e droghe virtuali. La nuova civiltà va costruita giorno per giorno, passo dopo passo. La presa del potere non ci regala nulla miracolosamente se prima non avremo gettato i semi di una nuova speciazione post-umana.
Aveva ragione Ghandi “ sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo”.

8 novembre 2017


Nessun commento:

Posta un commento

UNA BATTAGLIA DI CIVILTA’ PER LA VERITÀ di Maria Luce    Il nucleo epidemiologico comitato tecnico scientifico (CTS) che opera al servizio d...