martedì 17 marzo 2020




COMPLOTTISMO, COVID 19 E FILOSOFIA POLITICA (seconda parte)


di Mauro Pasquinelli



Complottismo e Macchiavelli


   Come ai tempi del crollo delle Torri Gemelle, con il diffondersi del Covid 19 non sono mancati coloro che hanno attribuito ai ricercatori di verita’, ai paladini del dubbio filosofico, l’etichetta di dietrologi, cospirazionisti, complottisti.

Sono poi gli stessi che hanno respinto la teoria del Global Warming (GW) per cause antropiche, ritenendola, in modo questo si “complottista”, una invenzione delle multinazionali per il realizzare Green New Deal. Cio’ che accomuna gli anticomplottisti sul covid19 ai supercomplottisti del GW e’, nella vecchia accezione marxista, il binomio feticismo piu’ ideologia: cioe’ il considerare fenomeni storico-sociali come eventi naturali, che consegna ad essi un’aura di legittimazione e necessita’, indipendente dalla prassi umana. Il razionalismo critico diventa quinta colonna del politicamente corretto, della falsa coscienza delle classi dominanti.

   Ma qui lo voglio precisare una volta per tutte: non esistono teorie complottiste, esiste l'analisi concreta del modo di agire delle classi dominanti, che usano anche armi segrete, empie, immorali, imponderabili, per fare prevalere i propri interessi. Chi si rifiuta di considerare il lato miserabile, parossistico, a volte folle, dell’agire dell elite’, ritenendolo tabu innominabile, rende loro un grande servizio.


   Da circa venti anni, ossia dal crollo delle Torri Gemelle, nella neolingua del pensiero unico, la denigrazione con il termine “complottista” e’ una forma soft di caccia alle streghe verso il dissenso, una copertura che l’ideologia dominante usa per diffamare chi smaschera trame, a volte invisibili e misteriose del suo operare.

   Vedi il malefico dietro il fatto, sei complottista. Vedi il misterioso e l’irrazionale dietro l’apparente razionalita’: sei complottista! Diffidi della versione ufficiale del mainstream: sei complottista!

   L'accusa di complottismo contro tutto cio' che destabilizza, ricalca quella di negazionismo e antisemitismo. Chi viene marchiato da questi tre epiteti infamanti rischia di essere espulso dall'agora' politico, dall'ordine del discorso dominante.

   Per gli anticomplottisti (d’ora in poi A/C), cresciuti a pane e “razionalismo critico neokantiano”, la storia dell’uomo e della lotta di classe si svolge secondo un piano razionale e lineare, secondo strategie sempre comprensibili, che escludono il ricorso al “dietrologismo”, cioe’ la ricerca di motivi nascosti, trame segrete, intrighi, che le classi dominanti, hanno sempre posto in essere per conquistare il potere, espanderlo e conservarlo.

 

   Ce lo aveva insegnato anche Macchiavelli, il padre del realismo politico. La tematica della Congiura (oggi diremo complotto) era tutt’altro che marginale nella sua opera (vedi il libro uscito nelle edizioni Rubettino: Macchiavelli e la congiura). Macchiavelli scienziato politico, scevro da ogni moralismo, analizza la congiura nel suo preciso contesto storico quale manifestazione di una tecnica del potere, una autentica categoria politica che richiede pianificazione, segretezza, e un certo grado di imponderabilita’; oltre alla fortuna, senza la quale nessuna azione politica puo’ andare a buon fine.

   Evidenti manifestazioni di congiure, negli ultimi anni ne abbiamo viste a iosa. Ne cito in breve alcune: attentato alle Torri Gemelle, esibizione di Colin |Powell della fialetta contenente una polvere bianca, al Consiglio di Sicurezza Onu per giustificare l’invasione dell’Iraq. Un conflitto che ha “prodotto” 500.000 morti civili ed un milione di dispersi. Una prova che poi si scoprì essere falsa. 3 tentativi di colpo di stato in Venezuela, Colpo di stato in Bolivia, rivoluzione arancione in Ucraina, sostegno al Daesh per distruggere la Siria.

   Prendiamo il caso delle Torri gemelle. Ci sono centinaia di pubblicazioni, filmati, libri che fanno a pezzi la versione ufficiale della casa Bianca. Ma l’AC che fa? Si rifiuta di prenderli in considerazione o anche solo di nominarli, perche’ ritiene inverosimile che i Neocon si possano essere prestati a simile ignominia. Evidentemente sottovaluta o edulcora la prassi delle elite’, clan assatanati di potere e di denaro. Eppure Pearl Arbour dovrebbe aver insegnato qualcosa. Eppure le dichiarazioni dell’ex segretario di stato Madaline Albright (“500.000 bambini morti sono un prezzo necessario per rovesciare Saddam”) dovrebbero fugare ogni dubbio. Ma il tabu’ rimane perche’’ l’anticomplottista in ultima analisi e’ politically correct, e’ una variante dell’ordine del discorso dominante e non puo’ accettare l’ipotesi che nella Matrix universale siamo governati da esseri spietati, immorali, psicopatici. All’Elite si deve contendere il potere attraverso il consenso, legittimandola come espressione distorta della natura umana, mai come orribile caricatura di essa.

   In fondo l’anticomplottista e’ cosi ottimista sulla natura umana, cosi fiducioso sull’ uomo come portatore di bene che Agostinianamente vede il bene come unica realta’ ontologica, mentre il male consisterebbe solo nell’assenza di bene. Ma il male e’ esso stesso una realta’ ontologica umana, il suo lato oscuro che per essere combattuto ed estirpato va prima conosciuto.

   Non c’e’ programma televisivo, ne’ media cartaceo, che abbia il coraggio di sollevare dubbi, di discutere le ipotesi verosimili del “complottista”. Domina la censura piu’ totale. Nel medioevo si innalzavano roghi, oggi si vieni imbavagliati e silenziati. Il milieu di sinistra che, in nome del razionalismo critico, diffama le ipotesi “complottiste” partecipa a questo ostracismo, e condivide con le elite’ il compito di gettare discredito sull'eretico complottista.

   Gli anticomplottisti negano la presenza di poteri occulti, di cupole segrete che tramano all’ombra dei parlamenti e dei governi. Ma ci sono, e nessuno lo puo’ negare, commissioni segrete di pescecani come il Pentagono, la commissione Trilaterale, Bieldelberg, Banca Mondiale e FMI, che sono a tutti gli effetti espressioni di una super class, di una potente oligarchia in grado di influire sulla vita di miliardi di individui, che ne ignorano persino l’esistenza. Questi superpoteri non decidono nei minimi dettagli le sorti di 7 miliardi di uomini ma ne condizionano a tutti gli effetti presente e futuro.

Complottismo e scienza

   La scienza e la filosofia sono sempre state “complottiste” e dietrologiche: il segreto del loro successo e’ nell’aver lanciato lo sguardo oltre il visibile verso l’invisibile, nello scoprire l’essenza dietro la falsa apparenza. “Se apparenza ed essenza coincidessero non ci sarebbe scienza” tuona Karl Marx. Galileo ha puntato il binocolo in cielo svelando la falsa credenza nel sistema geocentrico-tolemaico. Marx ha scoperto le leggi che regolano lo sfruttamento del lavoro dietro lo scambio equivalente delle merci, usando la dialettica al posto del microscopio. Freud ci ha mostrato che nessuno io e’ padrone a casa propria, e che 6 decimi delle azioni umane sono mosse da fattori inconsci e irrazionali, che la psiconalisi avrebbe il compito di razionalizzare e spiegare.

   L’anticomplottista va combattuto anche sul terreno epistemologico ed ermeneutico. Nell’analisi dei fenomeni sociali non avremo mai la pistola fumante ma possiamo interpretare i fatti e stabilire le cause con un certo grado di probabilita'/improbabilita'. A meno di non scadere nell'empirismo piu' becero (la pistola fumante) il mestiere dell' analista, come dello storico, è quello di interpretare i fatti sociali, facendo ricorso ad un principio probabilistico e razionale.

scrive Pasolini il complottista per eccellenza:        



“Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969, delle stragi di Brescia e di Bologna….Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero”.

6 commenti:

  1. Complimenti Mauro per il blog.
    Ho letto i tuoi articoli e, pur condividendo molto di quanto scrivi, come sai non mi ritrovo e non credo al termine "complottista" ritenendo invece che il termine esatto da utilizzare sia quello di "cospiratore" in quanto il termine cospirazione deriva dal latino cospirare ("sperare assieme" "respirare assieme") e, nell'uso contemporaneo indica una situazione dove due o più persone si accordano per compiere un determinato atto e dove le componenti essenziali sono: il coinvolgimento di almeno due persone e la segretezza. Mentre il termine complotto, nell'uso contemporaneo e in ambito sociologico, viene utilizzato e usato per indicare cospirazioni solo presunte ma non dimostrate da alcunché se non dalla "dietrologia" che indica nella ricerca di supposte motivazioni nascoste che sarebbero all'origine dell'avvenimento il cui cardine è la domanda cui prodest (a chi giova) un determinato fatto o accadimento sottintendendo come vera l'ipotesi che esso sia stato per forza e di sicuro provocato ad arte da coloro cui ha portato benefici di qualsiasi tipo o genere, assumendo e proponendo una interpretazione libera di relazioni tra gruppi (tutte) le relazioni (guerra, tensione, amicizia, alleanza, indifferenza, etc.)tra le istituzioni locali o internazionali e di natura politica o economica, debbono e possono essere interpretate soltanto nei seguenti modi: una istituzione è subordinata all'altra-una si è infiltrata nell'altra-entrambe sono la stessa istituzione con facce diverse ma che cooperano nel raggiungimento dello stesso obiettivo di sconfiggere e distruggere chi ovviamente non fa parte dei suddetti gruppi. Quindi, da rivoluzionario comunista, posso e "credo" nel cospirazionismo ma non potrò mai "credere" nel complottismo in quanto esso, sia per la mia formazione culturale che ideale e politica, è concettualmente e strutturalmente antitetico e inconciliabile sia col mio sentire che col mio agire ed operare. Cospiratore sempre, complottista mai.
    Con affetto, Luigi

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  2. Luigi l'ho specificato nell'articolo che non sono complottista. Ma siccome oggi chiunque sveli la verita' dietro la falsa😀 apparenza viene apostrofato come complottista, allora io ne faccio un vanto. Il mio e' solo un gioco linguistico. Una provocazione dettata dal linciaggio mediatico e. del Nient'altromomento. Probabilmentein futuro cambiero' il titolo con un altro che piu' mi rappresenta.

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  3. Pur apprezzando la raffinatezza della tua provocazione semantica, ritengo che essa non può essere, per ragioni e motivazioni di carattere politico-culturale-ideale, compresa da coloro cui l’hai rivolta e indirizzata perciò essa rischia di essere e diventare, ancor più se si definisce erroneamente Pasolini come il più grande e importante complottista, pericolosa e/o controproducente, perché Pasolini mai in nessuno dei suoi scritti o commenti si è perso o smarrito dentro o dietro una visione o un approccio minimamente riconducibile al complottismo ma ha sempre invece parlato, predicato e rivendicato l’esigenza e la necessità di una dura, aperta, intelligente e sistematica lotta di classe quale strumento imprescindibile per la costruzione e la realizzazione di una società libera, giusta e ugualitaria e la sua lettera commento ai fatti di Valle Giulia sta lì a perenne memoria del suo credo e sentire politico-sociale. Quando ci si vuole far comprendere da “qualcuno” occorre parlare ad esso con un linguaggio che lui sia in grado (se e quando ne ha volontà) di comprenderlo. Occorre fare come Dante Alighieri che per poter far conoscere la sua opera (la Divina Commedia) al popolo ha utilizzato la sua lingua: il “volgare” rinunciando a quella “dotta” della élite del tempo in quanto era cosciente che il popolo non era in grado e non poteva ne comprendere ne decodificare ciò che lui stava scrivendo se fatto con un linguaggio che non era il suo e non gli apparteneva. Per un rivoluzionario comunista è sempre preferibile risultare troppo definito o di parte piuttosto che vago o indeterminato.

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    1. Va bene Luigi aiutami a trovare un nuovo nome al posto di Komplottista....Mi hai convinto

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  4. Ritengo che il nome più adatto che possa esprimere la tua raffinata provocazione semantica sia IL COSPIRATORE che, mentre cospira, denuncia le cospirazioni altrui.
    Luigi

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